Rosalba Bellomare
Il caldo ci opprime, la siccità in Sicilia non è più controllabile come gli incarichi per i manager alla Sanità, piaghe non problemi, di un certo modo di governare, e nel frattempo si affaccia il ministro Urso, siciliano, ministro del “made in Italy”, che vuol dire il vuoto più totale, viene a Palermo per inaugurare la casa del “made in Italy”, certo ci mancava a Palermo, in questi giorni è bastata la pubblicazione di un bando del Comune per 800 posti di lavoro in servizi di tipo ausiliario ed è andato in tilt l’ufficio per l’impiego. Una casa che a detta del ministro “svolgerà una funzione decisiva, sia per quanto riguarda l’informazione che dobbiamo dare alle imprese, che per tutti i processi che il governo regionale e nazionale danno a sostegno e supporto del sistema produttivo” testuale sua dichiarazione. Boh! In concreto ci faccia un esempio sig. ministro, e soprattutto ci spieghi: alle migliaia di persone che da stamani all’alba si sono recate per rispondere al bando del comune possiamo dire che la casa sarà loro di sostegno? Ecco che l’efficiente governo mostra la parte migliore di sé!
Ma non preoccupiamoci dell’anticiclone africano che attanaglia le città, né tantomeno degli improvvisi nubifragi, perché questi non sono tra i tanti nodi cruciali da affrontare come governo del paese, il governo Meloni ci ha proposto in questo scorcio di fine estate una bella serie tv, il cui titolo potrebbe essere:
“Bulky Minister and Seductive Blonde”, una serie di quelle che ti prendono che non lasceresti mai, perché il desiderio di sapere e commentare si trasforma in una bramosa curiosità senza sosta.
La trama è una banalissima “liaison” tra un ministro della cultura e una donna vistosa che si definisce imprenditrice non è chiaro di che, ma in definitiva è un’influencer di professione, a cui viene chiesta la collaborazione gratuita come consigliera del ministro, un rapporto lavorativo che doveva in seguito trasformarsi in incarico a titolo gratuito.
Chi meglio di un influencer può sanare le gaffe continue di un ministro alla cultura che in questi due anni di mandato tra le tante fesserie dichiarate e mai smentite disse che “Times Square si trovava a Londra?
La vicenda viene intercettata e nel frattempo fervono i lavori e gli accordi per il G7 a Pompei, bisogna intervenire, come far fuori il ministro o la bionda influencer? Fine della trama!!
Da dieci giorni non si è parlato di altro, missione compiuta! Ammorbare gli italiani con il gossip è il modo perfetto per tappare i loro occhi, per non vedere i problemi che negli anni passati la premier sapeva ben comunicare sempre nei suoi soliloqui da influencer del suo partito.
Ma come fu presentato appena due anni fa dalla premier Meloni un dicastero tra i più importanti nel Paese?
Scrive Flavia Perina: Fu presentato a suo tempo come “il generatore di una nuova egemonia culturale, l’irradiatore di un nuovo immaginario positivo italiano nel mondo”, oltre “la grande truffa del pensiero unico globale”.
Il progetto è stato declinato in decine di interviste nei primi due anni della legislatura e a destra ci hanno creduto tutti. L’occupazione degli spazi e delle nomine non era ordinario spoil system – un classico di ogni esecutivo – ma cantiere a misura dei futuri intellettuali organici al popolo-nazione. Presto, si immaginava, sarebbero arrivati i nuovi Piacentini, i nuovi Gentile, i nuovi Marinetti e Prezzolini, o anche le nuove Ada Negri, i Nobel e le opere teatrali, l’arte, l’urbanistica, l’architettura, il cinema.” Arrivarono invece Morgan e Sgarbi con i dialoghi sulla prostata e un’infinita serie di incidenti, gaffe, atti di piaggeria – i fischi di Taormina tagliati dai resoconti Rai – forse non sollecitati ma di sicuro apprezzati. Infine, invece di Margherita Sarfatti ecco avanzare la dama bionda di Pompei: una ragazza sveglia che solo per una questione di cuore ha perso il posto che le era stato promesso. Non un festival di paese, non un premio letterario di provincia, ma la gestione dei Grandi Eventi e soprattutto del più grande di tutti, il G7 della Cultura tra Napoli e Pompei, o forse tra Napoli e Positano (non è ben chiaro dove si farà), l’evento che secondo gli amici del ministro “dopo decenni di amichettismo” doveva restituire all’Italia “il posto che le compete e che tutti ci invidiano sul palcoscenico internazionale”. Boom.
Ma nell’aria le dimissioni rifiutate sembravano ancora una volta un tatticismo volto a trovare la soluzione nel breve tempo rimasto, più passavano le ore e il G7 di Pompei rischiava di diventare una barzelletta internazionale, ecco che arriva la soluzione accettare le dimissioni perché abbiamo l’uomo perfetto, è Alessandro Giuli il quale come primo provvedimento ha fatto rimuovere da Wikipedia la parte della sua biografia che descriveva Meridiano Zero, il movimento in cui militava da ragazzo, semplicemente una formazione di ispirazione neofascista.
Il comunicato della premier arriva in serata con un’affermazione: “proseguirà l’azione di rilancio della cultura nazionale, consolidando quella discontinuità rispetto al passato che gli italiani ci hanno chiesto e che abbiamo avviato dal nostro insediamento ad oggi.”
Trasformare la politica in messa in scena. Ma stiamo calmi non è finita nessuna storia. Deve semmai cominciarne un’altra.
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