Andrea Inzerillo
(direttore artistico Sicilia Queer filmfest)

Di recente avete chiesto alle vostre lettrici – e perché no, ai vostri lettori – di raccontarvi via mail storie di patriarcato e di mascolinità tossica: forse è anche per questo (ma no: è soprattutto perché Mezzocielo è presente nella mia testa sin dai tempi del liceo) che ho sentito il bisogno di segnalarvi con particolare attenzione, caldeggiando la presenza della comunità a voi legata, la piccola retrospettiva che dedichiamo alla regista austriaca Ruth Beckermann l’1 e il 2 dicembre al Cinema De Seta. Non è solo il fatto che si tratti di una cineasta di talento e che sarà possibile incontrarla in sala, e all’università, e alla scuola di cinema del CsC sede Sicilia: è il valore marcatamente politico della sua opera che merita particolare attenzione e che, credo, potrà interessare molto voi e chi vi legge, come ha interessato molto noi che abbiamo pensato d’invitarla a Palermo, approfittando della retrospettiva integrale che le dedica il festival Filmmaker di Milano. È il suo sguardo atemporale sull’amore a incuriosirci e conquistarci (Die Geträumten, il film del 2016 sul carteggio tra Ingeborg Bachmann e Paul Celan tratto da Troviamo le parole.
Lettere 1948-1973, è semplicemente un incanto), ma anche il suo ribaltare i ruoli di genere e piazzare gli uomini su un divano da casa chiusa di inizio Novecento e metterli a confronto con il suo sguardo di regista e di donna a parlare di sé e di sessualità, come avviene nel suo ultimo film MUTZENBACHER (2022), realizzando una profonda e raffinata indagine sulla mascolinità, oggi particolarmente urgente e che mi sembra toccare le corde di più d’uno tra noi. Più in generale è il modo in cui questa donna, da più di quarant’anni, ha inteso misurarsi con le questioni dell’identità – siano esse familiari, culturali, politiche o sessuali – senza aver paura di andare controcorrente, raccontando e sfidando il potere, attraversando con sguardo acuto sé stessa e il mondo. Creando nessi, articolando il pensiero, rileggendo costantemente la storia alla luce del presente e il presente con occhio attento alla storia (così ad esempio in Waldheims Walzer del 2018, il film sul presidente austriaco che consente a lei e a un’intera nazione di sfatare favole su un passato da “brava gente”). Non è una regista molto nota in Italia, Ruth Beckermann, ma è una che fa cinema come pochi: con un posizionamento chiaro, con uno sguardo sul mondo, con qualcosa da dire – e di questo c’è sempre un gran bisogno. Anche per questa ragione le due proiezioni più direttamente legate all’amore si inseriscono in quella inondazione d’amore a Palermo che da qualche giorno e fino a inizio dicembre riprende i testi di bell hooks per toccare luoghi, arti e contesti diversi della nostra città. Così lontane così vicine, sentiamo la necessità di condividere le opere di bell hooks e Ruth Beckermann con tutte le persone curiose, interessate. E irrequiete.

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