Stefania Savoia
Se è bastato un corteo di giovani, riuniti pacificamente su un tema piuttosto caldo, per scatenare una furia del genere, non credo ci sia nulla di male nel farsi delle domande su come stia messa la democrazia in questi tempi.
Quando e come, infatti, si può trovare un modo di giustificare a vari livelli, politico, strategico o anche solo razionale, i fatti di Pisa?
Ci provo sempre a spiegarmi le cose, a trovare il modo di scomporre i fatti, di chiedermi se magari c’ è stato qualcosa che non andava fatto.
Eppure se leggo i resoconti, se ascolto le testimonianze non trovo nulla, non trovo che ci siano state necessità di ordine pubblico volte a garantire qualcuno o qualcosa, che possano dare un senso a quello che è successo. A prescindere dal fatto che ci sarà chi si occuperà di fare verifiche attente e di considerare le responsabilità, credo che il danno sia fatto, sulla pelle disarmata e negli animi di un gruppo di cittadine e cittadini attenti e preoccupati a quello che succede intorno a loro.
Se penso che questi ragazzi sono gli stessi a cui noi docenti raccontiamo che la Costituzione li tutela e gli garantisce il pieno diritto all’espressione e che incoraggiamo sempre a esprimere le proprie opinioni, mi chiedo proprio come potrò essere efficace, domani.
Come potrò, rassicurarli che quella democrazia che esercitiamo ogni giorno sui banchi di scuola, esista anche fuori dalle nostre mura e che li accompagnerà nel cammino del futuro?
E non può reggere la storia che gesti dimostrativi e imprecazioni possano essere stati valutati come pericolosi perché per quanto deprecabili, non potrebbero mai giustificare questa inutile manifestazione di violenza.
E non può reggere la storia che non c’è nulla di politico dietro, perché non è la prima volta che fatti del genere accadono negli ultimi mesi e non può essere sempre colpa di chi non sa gestire una piazza.
No.
Nemmeno in questa occasione si riesce a trovare il senso per il quale un tutore della legge (la legge quella che ci rende liberi e uguali) possa usare violenza su un giovane disarmato nel pieno esercizio del suo diritto a dissentire che è una delle più importanti declinazioni della democrazia. Un governo di un paese civile dovrebbe saperlo.
Ed è proprio così come dice il Presidente, “con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento” i cui effetti, per tutti e tutte, sono da secoli evidenti.Se chiedere la pace dopo mesi di carneficina è diventato pericoloso, se essere presenti con il proprio corpo per chiedere un cessate il fuoco immediato è qualcosa per cui qualcuno ritiene ci si dovrebbe vergognare, le nostre paure sono più che fondate.
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