L’articolo è stato pubblicato nel sito del Centro Studi Culturali Pio La Torre. Ringraziamo Valentina Chinnici che ha citato “mezzocielo” e le nostre grandi madri, Simona Letizia Rosanna, il cui impegno continuiamo a portare avanti.
Valentina Chinnici
L’articolo contenuto nella proposta di Disegno di Legge sugli Enti locali in esame all’ARS, che prevede il 20% di presenza femminili nelle giunte comunali, a fronte del 40% come quota minima del resto d’Italia, ha scatenato un grande movimento trasversale che ha saldato l’indignazione della società civile siciliana con quello di numerose deputate (e deputati) dell’Ars.
Alcune di noi hanno formulato un appello alla mobilitazione che in 48 ore è stato sottoscritto da oltre mille persone. In una Regione che conta appena 19 sindache su 391 comuni siciliani e neanche una sindaca in tutti i Comuni delle 3 province di Caltanissetta, Enna e Siracusa, la quota del 20% suona come una vergognosa elargizione, una elemosina che offende la dignità delle donne, ma anche la democrazia tutta. Ecco perché il nostro appello è stato sottoscritto, come prime firmatarie, da 20 rappresentanti delle istituzioni (consigliere comunali e deputate) di tutti gli schieramenti politici, perché finalmente, grazie anche e soprattutto alle lotte di grandi donne che ci hanno preceduto, i diritti delle donne sono appannaggio di tutti ed è dovere e responsabilità di ciascuna/o portarli avanti, nel rispetto dell’art. 3 della Costituzione italiana, che ci piace citare per intero: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Oggi saremo unite, dentro e fuori il Palazzo, portando alta la memoria delle madri e maestre che ci hanno mostrato la strada dell’impegno per rivendicare i nostri spazi di parola, le nostre scelte decisionali e autonome, che ci hanno indicato un cammino di liberazione, percorrendolo non con narcisismo autoreferenziale, ma sempre in compagnia di altre donne, consapevoli che la sorellanza può superare divisioni anche forti per conquistare diritti fondamentali. A queste donne e a queste esperienze voglio dedicare la lotta di oggi e dei giorni che verranno, in cui continueremo a chiedere anche l’introduzione della doppia preferenza di genere per le elezioni regionali, sempre rifiutata dal nostro Parlamento. Tra le tante a cui dobbiamo il nostro impegno quotidiano, mi piace citare almeno Marina Marconi, instancabile nella difesa dei diritti dell’infanzia e a cui dobbiamo la prima vera riforma della sanità siciliana, e Angela Bottari, grazie alla quale la violenza sessuale non fu più ascrivibile come reato contro la morale, ma divenne finalmente reato contro la persona e il cui impegno parlamentare fu decisivo per cancellare la vergogna disumana del delitto d’onore e del matrimonio riparatore.
E ancora, pensando con amarezza al 20%, non possiamo che citare il nome emblematico della storica rivista palermitana “Mezzocielo” (non un terzo o un quarto, ma mezzo, dunque 50% semmai!), nata, come è scritto nel sito stesso, “dal desiderio e dall’impegno politico di Simona Mafai, Letizia Battaglia e Rosanna Pirajno, che fin dall’inizio ne hanno condiviso il progetto con Silvia Ferraris, Piera Fallucca, Carla Aleonero e Rosalba Bellomare”. Col pensiero grato a queste donne, così come alle nostre madri e alle nostre figlie, consapevoli che ogni donna che lotta per se stessa lotta per tutte le donne, andremo avanti nella nostra battaglia nonviolenta, sostenuta da tanti uomini che ci sono compagni, che spezzano quotidianamente con noi il pane dell’uguaglianza e della giustizia sociale. Sono gli uomini che sanno che la violenza sulle donne non si combatte solo con le panchine rosse, le conferenze e le manifestazioni del 25 novembre e dell’8 marzo, pur importanti, bensì sostenendo le donne nella loro fatica quotidiana per affermare la loro voce e per infrangere il famoso tetto di cristallo che le rende ancora lontane dal Potere. Un potere che a noi donne di sinistra piace intendere non come sostantivo, ma come verbo che ci dice tutto il possibile che vogliamo realizzare
A questi uomini consapevoli, per chiudere queste brevi riflessioni, mi piace rivolgere alcuni versi tratti dalla splendida “Ballata delle Donne” di Edoardo Sanguneti:
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
(…)
Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
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