Egle Palazzolo
Ancora quattro spettacoli sino a maggio al Teatro Biondo, tra cui “centoventisei” una prima assoluta di sua produzione. Poi, il futuro. Quello che la nostra città vorrebbe, come si merita, più facile e positivo nel suo percorso. Ad un luogo storico e di riferimento come il Biondo, è stato negato infatti, a un tratto, di essere “teatro stabile”, gli si è complicata la vita tra finanziamenti tardivi o mancati, e ( dopo la lunga e articolata stagione di Piero Carriglio) si è lasciato gran peso, a Roberto Alajmo prima e a Pamela Villoresi subito dopo di districarsi, anno dopo anno, pandemia compresa. Scrittore di calibro il primo, grande, duttile attrice, la seconda, tuttora responsabile della direzione, non si può dire che non abbiano saputo comporre, più volte cartelloni di interesse e dare possibilità di virtuosi appuntamenti in sala Strehler. Ma la fatica economica soprattutto e le ingiuste difficoltà che incontra l’offerta teatrale in una Palermo che forze culturali ne ha tante, è sotto gli occhi di tutti. E una forte istanza che interrompa legittimamente il sonno delle istituzioni, si intravede di rado. Va detto intanto che Boston Marriage, rappresentato in questa ultima settimana di marzo, ha ottenuto, per nove giorni di programmazione, un vero gradimento da parte del pubblico.
Per la regia di Giorgio Sangati, tre straordinarie attrici Maria Paiato, Mariangela Granelli, affiancate da Ludovica d’Auria hanno riproposto, l’arguto e divertente testo di David Mamet, in vena di eccezioni rispetto al suo curriculum di drammaturgo, saggista, produttor cinematografico e soprattutto apprezzato
sceneggiatore più volte a due passi dall’Oscar. Interpretazione e tonalità volutamente desuete, non facili da riproporre ma volutamente giocate su gag e sorpresine che, in chiave secolo scorso, lasciavano spazio a una capacità tutta femminile di essere vera e generosa sotto vesti merlettate e battute frizzanti. Libere in
amore e nelle scelte di sesso, in fondo Anna, Claire e persino la serva Catherine con la sua apparente ottusità, sono una forza l’una per l’altra, capaci di ritrovarsi e di farsi reciproca spalla. A dire che l’amore, quando davvero c’è, può stare in qualsiasi parte e da qualsiasi parte. Un messaggio di buon confort. E
dunque spettacolo applaudito.
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