Egle Palazzolo
Si chiama Giorgia. E’ una donna. Vuole a tutti i costi Palazzo Chigi. Pare stia per riuscirci. La pancia del paese è quello di sempre, deluso ma inguaribile, si attacca fanatico a chi urla di più, a chi si gioca senza ritegno ogni slogan che possa agguantarlo. E sappiamo bene che da qualche tempo questa giovane esponente di una destra che di rischi ne farebbe cogliere di certo a un paese dove di chiarezza ce n’è sempre poca, ha largamente battuto i partiti della sua, non del tutto autentica coalizione, ma soprattutto quella dei suoi avversari che larga non è. Anzi che fa i conti con un Calenda-Renzi alfine rabberciati e con un Giuseppe Conte che trattiene per sé la maggior parte dei voti rimasti ai cosiddetti pentastellati oltre le briciole che raccoglie il dissidente Di Maio.
L’ascesa di Giorgia Meloni, è un dato di fatto che scolora persino i risultati del 25 settembre ma lascia, e viene percepito, tanti dubbi per la sorte politica e gestionale di una Italia che paga fortemente le drammatiche congiunture di una attualità storica di dimensione internazionale.
Va detto che la Meloni, tirando dritto per la sua strada, ha mantenuto una sua riconoscibile stabilità di condotta, ha selezionato con bravura i suoi sodali autentici, giocando al gatto coi topi rispetto a quelli politici, che infine si sono risolti ad offrirle su un piatto d’argento, la fine prematura del governo Draghi del quale lei, acutamente all’opposizione sin dall’inizio, può dirsi adesso come prima, correttamente fuori.
Giorgia Meloni dicevamo è donna. Per ufficialità anagrafica, per scelte e orientamenti di vita di cui, si conosce, per suo riserbo, assai poco. Ma di “donna” come pensiamo possa e debba intendersi la presenza e la personalità femminile in un agone politico, dove, il suo apporto il suo linguaggio, le sue indicazioni, un certo esempio, cambino, aggiungano, arricchiscano, suggeriscano qualcosa rispetto a un mondo maschile e al suo abituale modo di relazionarsi al potere, con Giorgia Meloni, nessuna differenza.
Se vogliamo, ma in realtà proprio non vogliamo, inorgoglirci, diciamo che li batte sul loro stesso terreno. Vien da chiedersi cosa abbia alle spalle e dentro di sè, chi come lei viene da tanti, definita neo fascista. Se si arrampicherà sull’ambita poltrona, non è escluso che finiremo per decifrarlo nitidamente. Ma intanto è inutile e inopportuno fare riferimenti al fascismo del ventennio o chissà, a quello di un suo temuto ritorno negli anni 70 con i pericoli e gli stragismi che infittirono la nostra cronaca. Del resto la stampa stessa, prima ricordiamo, non priva di una certa ferocia nei suoi confronti, si mostra ora sensibile e ammorbidita. Perché dirle fascista? Infatti. Se lo fosse, sappiamo che le idee non muoiono e solo perché legalmente vietato, si è costretti a negarlo. In atto se dici a qualcuno che è comunista, forse avrà ragione di sorprendersi ma non si sentirà offeso semmai se ne chiederà se vere o false le ragioni.
In questo momento, piuttosto che studiare le parole, formulare accuse o fissarci troppo su ciò che sta per accadere prima che sia realmente accaduto e soprattutto consolidato, guardiamo con obbiettività a Giorgia Meloni, riflettiamo. Tanto per qualche esempio che viene in mente, valutiamo il suo recente intervento in Spagna: banale e quasi mortificante; la sua idea nei confronti delle devianze, a dir poco pericolosa; i suoi timori nei confronti degli obesi da considerare fuori dalla “norma” (e qui poteva risparmiarsi la foto della sua mamma, forse con qualche chilo in più, per giustificare una delle sue gaffes o negarla); o ancora la necessità di esercizi sportivi sui quali saremmo tutti d’accordo, ma non al fine esclusivo di rafforzare la muscolatura e a divenire – gli uomini naturalmente – forti e combattivi.
In ultima analisi a non dimenticare quanto la rende e non possiamo credere solo agli occhi di chi non la vota, una odierna reazionaria con una gran voglia di mettere l’orologio indietro e riportare regole e orientamenti che pensavamo di avere superati, o persino ancora da superare. Populista, nazionalista?
Certamente guardinga in quanto a confini, a accoglienze, ad aperture e scambi. Europeista ma di una Europa da reiventare? Si chiama Giorgia. E’ una donna. Ma alla condizione femminile non sembra guardare granché. In ogni caso non è del tutto chiara la sua posizione e il suo credo femminile. Deve essersi convinta comunque che una donna ce la fa, se lei proprio, con alle spalle chi possiamo intuire o meno ci sia, sta battendosi senza sosta e a mente lucida, lasciandosi dietro Salvini e Berlusconi, per essere al primo posto in Italia. “Donna è bello”? Ma non sempre e non necessariamente. Se ciò che offre non serve da esempio o cambiamento, l’anagrafe, lo abbiamo premesso consola poco.
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