La redazione
L’antico portone di Palazzo Gulì con la grande originale insegna di “No Mafia Memorial”, si aprì al pubblico quattro anni fa, proprio in maggio, a ridosso delle celebrazioni in onore di Falcone e Borsellino a 26 anni dalla strage di cui furono le principali vittime. Oggi nel 2022, stesso periodo, nuove celebrazioni, una riflessione su quanto è stato fatto, è giusta e opportuna.
Questo punto di riferimento crea a Palermo una tappa essenziale perché si sappia che questa città non dimentica né si ferma a giorni tragici di calendario ma li trasforma in un nuovo messaggio, trova giusto sottolineare in questo trentennale dai tanti eventi, il percorso che è iniziato e continua.
Le stanze del piano nobile di Palazzo Gulì ospitano oggi (ed è stata inaugurata il 18 dicembre dello scorso anno) una nuova mostra multimediale No mafia memorial e motion 3.0.
Si tratta infatti di una parte del progetto che aveva cominciato a declinarsi sin dall’inizio. Un progetto di intelligente ambizione che si proponeva nuove forme di narrazione del fenomeno mafioso e insieme l’identificazione di ogni possibile tentativo di sradicamento.
Eravamo all’anno di Palermo capitale della cultura e non solo chi abitava la città ma anche turisti e stranieri, giornalisti, scrittori, operatori dello spettacolo avviarono una serie di incontri che costituirono per Umberto Santino e Anna Puglisi una nuova stagione del Centro Impastato al quale avevano sempre con successo dedicato tutto il loro impegno. Un Centro come il loro fu essenziale. Vennero accolti, come nuovi soci, i componenti di un gruppo coeso e determinato che con loro perfezionarono il progetto che prevedeva per una vera, concreta lotta alla mafia, un percorso più complesso.
Oggi “No mafia Memorial” può dirsi una realtà viva e dichiaratamente dialettica su chiave ed esigenze che non si fermano anzi non trascurano l’essenza della memoria ma vanno oltre. Oggi, e sempre in data di celebrazione, Palazzo Gulì, che i morti di mafia li contiene e li racconta, va considerata una tappa essenziale. Chi viene a Palermo non ha solo monumenti da ammirare e conoscere ma idee e finalità da constatare. La fortuna di un progetto, le sue finalità non sono solo ideazione ma lavoro. E ragazze e ragazzi che frequentano Palazzo Gulì, che fanno opera di volontariato, ne sono esempio e indicazione. Insieme a chi abbia vero interesse affinchè la parola mafia scriva o faccia scrivere una pagina nuova. Nel gruppo di lavoro, ciascuno dà un proprio contributo. Va detto che un contributo speciale è quello dato da Ario Mendolia, il numero uno della Mostra che si è inaugurata nei suoi spazi al piano superiore nei primi mesi di quest’anno.
Ario così riassume il senso della mostra da lui ideata (storicamente commentata da Umberto Santino e Giovanni La Fiura) che fa parte dell’esposizione dedicata ai nuovi linguaggi. “Le quattro installazioni multimediali si propongono di coinvolgere il visitatore utilizzando elementi di spettacolarità e sintesi concettuale che aiutano a illustrare la complessità del fenomeno mafioso. Il percorso multimediale si apre attraversando un portale con l’immagine dell’attentato di Capaci del 1992 in quanto quell’evento assieme alla strage di via D’Amelio rappresenta un momento emblematico di svolta nella lotta contro la mafia. La prima installazione riassume quarant’anni di stragi e delitti di mafia rappresentati con le immagini originali e l’audio dei telegiornali dell’epoca. I supporti scenografici rappresentano simbolicamente le fasi evolutive della mafia: dalla fase agraria (commercio di agrumi, acqua, terreni) a quella urbana-territoriale (sacco di Palermo, edilizia, appalti, corruzione) a quella della droga, della finanza. Gli spettatori potranno spostarsi da un monitor all’altro estraendo le notizie drammatiche degli attentati. Si troveranno infine dinnanzi a un muro, un ostacolo, un incubo rappresentato dai volti con le immagini deformate dei criminali. Questa barriera il visitatore dovrà alla fine attraversarla per squarciare il muro del potere mafioso.”
Palazzo Guli: Museo? Luogo di memoria, Laboratorio, spazio di accoglienza, di confronto, di verifica, dialogo aperto per iniziative, per ospitalità? Nulla di statico, nulla che non sia di per sé capace di elaborare risposte. Molte delle quali ancora non pervenute… a trent’anni da due stragi in cui trovarono la morte due coraggiosi magistrati e gli uomini e le donne che lavoravano con loro e per loro. Che non manchiamo di ricordare.
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