Beatrice Agnello
Cara Letizia,
tu dici «Le donne mi hanno deluso». Non è la prima volta che lo sottolinei dolorosamente e oggi (7 ottobre) è addirittura il titolo di un’intervista che hai rilasciato alla Gazzetta di Parma. Il sottotitolo è invece «Eppure dovrebbero governare il pianeta».
Chi di noi non prova un sentimento contraddittorio simile al tuo? Ogni giorno vediamo gli uomini che governano il mondo fare sfracelli, cose irresponsabili nei confronti della vita umana e di quella del pianeta, vediamo il loro cinismo, l’accecamento dato da un possesso millenario del potere e dall’istinto avido di mantenerlo. E ormai da tempo avvertiamo anche un fragoroso scricchiolio delle loro costruzioni e la fragilità della loro psiche.
D’altra parte vediamo le donne, che pure – nella parte di mondo privilegiata a cui apparteniamo – hanno conquistato tanto nell’ultimo secolo, non riuscire a imprimere il segno decisivo della loro differenza all’andamento della storia, che rischia di portarci al tracollo della specie. Come ha ammonito pochi giorni fa una donna, appunto, Greta Thunberg.
Riprendendo l’espressione che Greta ha usato a proposito dei governanti, tu rispondi alla domanda del giornalista della Gazzetta “Perché le donne l’hanno delusa?”, «Perché il bla bla non lo voglio più. Ci sono anche le manifestazioni, Scarpette Rosse, poi le cose non cambiano. Basta chiacchierare. Dovrebbero imporsi all’interno dei partiti per essere rappresentative del mondo e fare pace. Gli uomini sono quelli che organizzano le guerre. Noi non lo faremmo mai, perché abbiamo i nostri figli».
Non sei un po’ troppo tranchante? Che cosa stanno tentando di fare – fra mille bla bla errori incertezze tradimenti del loro essere diverse dalla rapacità maschile – le donne che vogliono assumersi la responsabilità di cambiare questo mondo sempre più malandato? Stanno tentando appunto di conquistare lo spazio per farlo. Ma, proprio per la loro differenza di sentimento nei confronti del potere – sentono che non è la forza di sottomettere, ma la possibilità generosa di dare vita – non hanno davanti la presa del Palazzo d’Inverno e l’uccisione dello zar e di tutta la sua famiglia come i bolscevichi, hanno davanti una rivoluzione più simile a una lunga marcia nel mondo e persino dentro la loro stessa anima, anch’essa condizionata da millenni di cultura patriarcale che non è facile scrollarsi di dosso.
Tanto che, come sai bene, se è verissimo che noi donne siamo “geneticamente” contro la guerra e contro la violenza, è anche vero che le rivalità e i conflitti fra noi stesse non sono certo una rarità, quando dimentichiamo le più forti ragioni della nostra battaglia comune per la libertà di tutti. E i momenti di amarezza, di scoraggiamento, dipendono anche da questo. Ma l’accelerazione della nostra lunga marcia di liberazione è evidente, pur fra soste e arretramenti.
Tu dici, dopo avere manifestato la tua delusione: per garantire la pace e la vita dei più deboli «Penso che la soluzione sia questa: le donne devono amministrare tutto il pianeta».
Sì, forse è l’unica chance che ci rimane, visti i sinistri scricchiolii che il pianeta ci fa sentire, quasi un avvertimento. Ma per riuscire in questa grande impresa, alle delusioni dobbiamo opporre una pazienza che neutralizzi la carica distruttiva che le delusioni si portano appresso.
Sì, ci vuole determinazione ma anche pazienza, perché il nostro desiderio sovversivo è una rivoluzione culturale che rigiri il mondo come un calzino, non la presa dello stesso potere che ha instaurato il dominio maschile. E non ci sono scorciatoie per raggiungere un obiettivo così grande, né più né meno la rivoluzione della metà del cielo e la rotazione sotto un altro segno delle cose sulla terra.
Ti abbraccio con affetto,
Beatrice
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