fotografia di redazione
Rosalba Bellomare
L’ho vista per la prima volta in TV dopo la vittoria, una faccia bella, un volto aperto, una persona normale e competente.
Ha concluso la sua campagna elettorale accompagnata dalla madre e dalla nipote, per trasmettere ai suoi elettori quanto fossero forti le sue radici, il futuro con la nipote, il passato con la madre, la tradizione e l’innovazione, in quella scena c’era lei con la sua storia personale e politica.
Arriviamo in ritardo, abbiamo dovuto aspettare il 2022 per la prima premier donna, il 2023 per la prima donna a capo del principale partito progressista, il 2024 per vedere una governatrice battere due candidati uomini convinti sino all’ultimo di essere vincenti, Truzzu, o di poterle rovinare la festa, Soru.Ricordiamo quando nei palazzi risuonava “serve una donna” per dovere d’ufficio, ma in questi tempi di crisi, di guerra, di mascolinità armate che insanguinano il mondo, affidarsi ad una donna per gli elettori sembra una scelta sensata. Commenta Flavia Perina.
Ha tenuto a sottolineare a Lilli Gruber in un’intervista ad Ottoemezzo “vorrei essere chiamata la Presidente assolutamente e lo dico con orgoglio, dopo 75 anni sono la prima Presidente della Sardegna e sono orgogliosa di questo, che questo tetto di cristallo sia stato infranto.Lo dico veramente con gioia, per aver ricevuto il supporto di tutte le donne della mia coalizione, le donne del partito democratico, le donne dell’Alleanza verdi, di sinistra, delle forze civiche, il voto delle donne in Sardegna ha fatto molta differenza, credo che questo davvero possa essere un cambio di passo, credo davvero che riportare le donne al centro, nella mia isola possa essere un cambio di passo, un modo diverso per poter interpretare il governo della regione.”
Alle elezioni Europee del 2019 ebbe un successo notevole, 90 mila voti ma non furono abbastanza per raggiungere il seggio a Strasburgo, nonostante Luigi Di Maio la presentasse come “un’amica della mia ragazza, bravissima”. Che è brava lo dice la sua storia, i suoi studi a Pisa, doppia laurea una in Scienza dell’Informazione e la seconda in Informatica, esperienze lavorative a Boston, Olanda, Spagna, Inghilterra, nel campo dell’energia e nel comparto tecnologico, torna nella sua terra e nel 2014 viene premiata “l’imprenditrice sarda dell’anno”. Nel secondo governo Conte ha ricoperto la carica di Sottosegretaria e nel governo Draghi viceministro allo Sviluppo dove si è occupata principalmente di imprese con controversie complesse, come dichiarato dalla stessa Todde, “ho avuto l’Ufficio rogne”. Si occupava di crisi aziendali “sono entrata che ne avevo 150 e sono uscita che ne avevo 70. Quindi sicuramente una cosa che non mi manca è la concretezza e la capacità di affrontare i problemi. Non mi sento un capopopolo. Non mi sento capo di nulla, mi sento una persona di squadra che vuole portare avanti un progetto di squadra”.
All’inizio della campagna elettorale era sembrata una perfetta sconosciuta, perché nessuno ha mai scritto di lei quando appunto si occupava delle rogne che i “compagnetti” di partito le avevano scaricato.
Le priorità per la Sardegna altra domanda della Gruber: Allora Todde prima cosa che farà per i sardi e pensa di ripristinare un reddito di cittadinanza sardo? “Intanto la prima cosa che farò è occuparmi di sanità pubblica, in Sardegna c’è il 16% dei sardi che rinunciano alle cure perché non hanno i soldi per potersi permettere le visite, ci vogliono 500 giorni per una visita radiologica e ci vogliono a volte 150 km da percorrere per riuscire a trovare un pediatra, quindi la sanità, soprattutto quella territoriale va ripristinata ed è la mia prima priorità dare un segnale ai sardi. Reddito di cittadinanza in Sardegna: faccio semplicemente una riflessione, in Sardegna il divario della povertà è aumentato tantissimo e soprattutto ci sono persone fragili che sono veramente in situazioni incredibili. Mi è capitato di parlare con una signora che abita qui a Cagliari nei palazzoni del Sant’Elia, un quartiere periferico, che ha un figlio disabile e si faceva sette piani a piedi con la carrozzina prima e il figlio dopo, perché si era guastato l’ascensore da quattro mesi, ci sono persone che non hanno neanche la dignità di poter vivere. Io credo che occuparsi dei fragili, occuparsi dei poveri, non sia una colpa. Non lo voglio fare in modo demagogico, sicuramente il tema dei fragili, delle persone che sono povere è un tema che io mi voglio porre al centro dei miei obiettivi e ritengo che il reddito di cittadinanza sia stata una buona misura per difendere chi era fragile. Ricordo sempre a chi denigra la misura del “Reddito di cittadinanza” che ha salvato durante la pandemia un milione di italiani dalla povertà. Quindi starei attenta prima di dare giudizi rispetto a misure che sono state importanti per il nostro paese. E poi possiamo parlare di miglioramenti rispetto alle misure attive legate al lavoro, al fatto che ovviamente bisogna migliorarlo. Io su questo non mi tiro indietro, però quello che è importante è che la povertà non è una colpa.”
Questa è Alessandra Todde Presidente della Regione Sardegna. Questa è la politica delle donne che hanno a cuore il destino della propria terra.
Queste elezioni ancora una volta hanno stabilito un dato: il Terzo Polo è impraticabile, una ricerca di uno spazio politico inesistente, ancora una volta gli elettori scelgono di stare da una parte o dall’altra e così è stato, gli elettori vogliono che il loro voto pesi, ha commentato Romano Prodi.
Prodi, pur condividendo la sua prudenza nell’esprimere euforia alla vittoria della Todde, lo ha espresso chiaramente: “Tra le forze che si oppongono al governo, il vento non cambierà sino a quando non ci sarà qualcuno che abbia voglia di vincere: il vero problema del centro sinistra è che tutti puntano a mantenere la propria posizione. Il messaggio delle elezioni sarde è questo: vincere si può, ma soltanto se qualcuno abbraccia questa missione unitaria”. Alessandra Todde ha lavorato per questo, ha condiviso la missione, non si è posta come la candidata del Movimento 5S, non ha difeso una posizione di primaria candidatura, si è messa a servizio di una causa!
Dopo la vittoria sarda Elly Schlein incalza Giuseppe Conte a consolidare, giustamente, la strategia con il voto del 10 marzo in Abruzzo dove finalmente il famoso “campo largo” in realtà è un campo larghissimo con Azione e Italia Viva.
Il campo progressista avrà qualche problema in Basilicata e in Piemonte e non ultima l’Umbria dove si voterà a settembre dopo le europee e finalmente si chiariranno i veri rapporti di forza.
L’esercizio che è stato fatto in Sardegna è stato quello di cercare di confrontarsi con pari dignità su un progetto che poi ha premiato le diversità come ricchezza, sostiene la Todde. E probabilmente ha fatto in modo che la coalizione fosse forte, che fosse anche una coalizione credibile dal punto di vista dei cittadini. Un’alternativa alla destra deve essere costruita, certamente la cosa importante è avere la possibilità di avere una classe dirigente che sia in grado anche di confrontarsi al suo interno, rispettosa delle differenze e senza dilaniarsi per l’egemonia. Vuol dire che se c’è una forza politica come il partito democratico, che per sua natura e anche per sua storia, vuole essere egemone, la coalizione non funziona, se invece ci si confronta con pari dignità allora si ha in mano la chiave per aprire la porta del governo.
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