Daria D’Angelo
Il teatro Biondo di Palermo ha alzato il sipario sul quartiere Brancaccio, con lo spettacolo “Itaca – Dove tutti i sentieri s’incontrano”, di Gigi Borruso che ha completato il progetto vincitore del bando per le periferie urbane lanciato dal Ministero della Cultura (MiC), con la collaborazione dell’Assessorato alle Culture del Comune di Palermo, e realizzato nel quartiere Brancaccio dal Teatro Biondo di Palermo diretto da Pamela Villoresi. Il debutto si è tenuto il 27 ottobre alla Casa Museo del Costume Teatrale di Palermo. Il testo originale di Gigi Borruso , attore molto conosciuto e stimato per bravura e professionalità, intreccia i racconti, in prima persona, di alcuni personaggi dell’Odissea con le suggestioni e le parole raccolte tra gli abitanti del quartiere palermitano di Brancaccio, che hanno assistito alle performance e alle letture sul mito, portate per le strade del quartiere durante la prima fase del progetto.
I residenti del quartiere hanno partecipato al laboratorio scenografico diretto da Valentina Console e al laboratorio costumi di Francesca Pipi, realizzando scene e costumi in un’atmosfera di condivisione e di confronto tra le tematiche sociali del racconto ancora attuali. “Itaca” ha tratto spunto dai racconti della gente del quartiere per attualizzare l’Odissea di Omero, che diventa metafora di una condizione esistenziale travagliata ma che si carica di speranza. Proprio per le strade di Brancaccio, memori di Padre Pino Puglisi e della sua lotta alla mafia, Borruso ha accolto le voci «di chi si è lasciato una vita di violenza alle spalle, di chi lotta per la dignità d’un quartiere, di chi si è rimboccato le maniche», cittadini e cittadine che non hanno perso la speranza pur vivendo tra incertezze, timori, e difficoltà.
Una realtà assolutamente encomiabile quale esempio d’inclusione. Un’inclusione vista come un modo per ripensare i nostri ambienti e renderli più fruibili, che si fonda sull’intento di una costruzione attiva e creativa, capace d’integrare e potenziare tutte le realtà, anche quelle che molto spesso sono ignorate o emarginate nel nome di modelli che ci separano dalle radici comuni di quel viaggio – l’Odissea – in cui i linguaggi, anche quelli diversi, possono costituire un arricchimento per ogni percorso personale. Un’odissea che si rivolge a tutti, o meglio a tutte le persone e alle loro potenzialità personali. L’inclusione, infatti, comincia da questo cambiamento culturale: da ciò che si può fare partendo da ciò che abbiamo, dalla valorizzazione delle risorse presenti, dalla collaborazione tra persone con ruoli diversi ma con obiettivi condivisi, adeguando, di volta in volta, gli ambienti, e le modalità con un pensiero costruttivo e condiviso, che infonda, oltretutto, fiducia nelle proprie capacità.
Complimenti a tutti, queste sono realtà della nostra città, quelle belle.
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