Stefania Savoia
Comincerò, come da titolo con una captatio benevolentiae, ad arginare la rabbia che leggo in rete, vomitata senza sosta da molti e da molte, purtroppo.
Probabilmente il fatto che voi sappiate che non sto parlando di GPA (gestazione per altri n.d.r.) vi rassicurerà e vi predisporrà a respirare e a concentrarvi con meno ardore su un tema che in questo momento non è in discussione nel nostro paese. In Italia la GPA è vietata, è vietata a tutte le coppie, a tutti i single, a tutti. Nonostante il fatto che, nei paesi dove è legale, sia possibile farlo nel pieno diritto di scelta delle madri surrogato e ci si possa accedere solo e soltanto quando tra le parti coinvolte non ci sia prova di scambi economici tali da limitarne la libertà. State sereni, dunque o meglio state serene (al momento) non è quello di cui oggi discutiamo.
Stiamo parlando di altro, parliamo di ritmi quotidiani, di sveglie da puntare, di tempi per fare la spesa e stirare, di imprevisti, di giustificazioni da firmare, di mani da tenere quando si sta male, di scelte da fare. Parliamo di recite, di improbabili costumi da albero di natale, di libri da leggere e di compiti da fare. Parliamo di litigate, di parolacce punite con meno tivvù, di denti che cadono, di mal di pancia e di note sul registro. Parliamo di orari di rientro a casa, di paghette, di dentisti da cui non si vuole andare. Parliamo anche di jeans e di felpe (sempre le stesse, che non si cambiano mai) nere, con gli unicorni o rubate tra i vestiti “antichi” dei tempi che furono. Parliamo di mutui, di viaggi in estate e di cene di natale lunghe e barbose. Parliamo della noiosa normalità di ogni giorno, di ritmi che per anni ti portano allo stremo, ti stancano come non pensavi possibile. Parliamo del fatto che spesso non sai se ce la fai ma ti guardi intorno e c’è qualcuno con cui stai costruendo quei giorni, qualcuno con cui condividi le scelte e tutte le cose difficili che vivi, che vivete. Sai, perché lo hai vissuto, che quella comunità formata da uno, due, tre o mille figli durerà per il tempo necessario a guidare la loro voglia di stare per il mondo e viverlo liberamente. Certe volte quel tempo insieme è bellissimo, certe volte no ma è il vostro tempo, il vostro spazio, insomma, la vostra famiglia.
Mi dispiace ma non capisco come si possa pensare di decidere secondo un principio arbitrario (che abbia matrice religiosa o morale poco importa) su una scelta così personale come quella di crearsi una famiglia con chi ci pare. Non comprendo come si possa, contro ogni teoria scientifica (se ne sentite il bisogno) pensare di avere così tanta ragione da limitare la libertà di vivere degli altri. Non capisco come si possa, dato che siete alfieri di un pensiero che vi sembra propendere per una fantomatica tutela del minore, non capire che una bambina o un bambino hanno solo bisogno di un ambiente sano e accogliente alla cui base ci sia la cura, il rispetto e l’affetto incondizionato. Chi siete per decidere in quale casa, in quale modo, in quale scelta, in quale corpo (Ops… forse qui abbiamo parlato di GPA), in quale famiglia risieda l’amore?
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