Aria nuova in famiglia
Beatrice Agnello
Apriamo il dibattito su un tema che ha molti risvolti importanti e che vede anche le donne e la sinistra divise da sensibilità diverse. Ecco un primo contributo, invitiamo tutti e tutte a partecipare con un intervento
Dico la mia sulla gestazione per altri (GPA con burocratico acronimo) o “utero in affitto” com’è chiamato con metafora efficace ma sicuramente creata per indurre una reazione di rigetto.
In Italia è vietata, ora il centrodestra ha presentato proposte di legge che mirano addirittura a metterla al bando come reato “universale”, cioè esteso anche ai cittadini italiani che vi fanno ricorso all’estero.
La conseguenza sarà che in Italia i bambini che considerano loro famiglia le persone
Genitori e Figli
Intervista di Egle Palazzolo
Adelaide J. Pellitteri autrice del libro “La figlia italiana”
Quanto incide nella vita di ognuno di noi il rapporto che abbiamo avuto coi nostri genitori, con uno solo di loro o con entrambi e quanto il loro destino, le loro scelte ci hanno segnato, è problema divenuto ormai ricorrente. In particolare, da quando la cultura dell’analisi e della introspezione hanno posto l’IO, il SÉ, il suo sviluppo, la sua crescita ad avere origine dalle cure genitoriali da cui in gran parte dipendono le relazioni esterne, l’autostima e un adeguato equilibrio emotivo. Breve premessa che stiamo doverosamente per lasciare a esperti e teorici ma che con tante altre considerazioni ci
INTERVISTA A ROSA ELISA LA ROSA
di Venera Tomarchio
Archivia, donne in relazione
Rosa Elisa, figlia di Tindaro La Rosa ed Eliana Giorli.
Tindaro: sindacalista, attivista politico, comunista conosciuto nella Piana milazzese per la sua attività rivolta alle rivendicazioni dei lavoratori e delle lavoratrici agricole, in particolare si ricordano le proteste delle gelsominaie per ottenere condizioni di lavoro e di vita migliori ed una paga più equa; Eliana, attivista politica, comunista e sindacalista, anche lei impegnata nelle istanze delle lavoratrici. Nata a Poggibonsi, in provincia di Siena nel 1926, in una famiglia antifascista, il fratello maggiore Elio era partigiano e lei stessa fu staffetta partigiana dall’età di 17 anni. Nel maggio del 1952 fu inviata, come funzionaria di partito,
Al teatro Massimo di Palermo – Pëtr Il’ič Čajkovskij Eugene Oneigin
…E’ una bella musica, in più di un momento trainante e dominatrice, quella che arriva oggi al Massimo quasi venticinque anni dopo, e che Omer Meir Wellber rende in tutta pienezza e talento di esecuzione, ambientato nel ‘900, nella odierna versione, il contesto incappa negli involontari risultati di una visione artistica di tutto rispetto…
Egle Palazzolo
Fu restio, pare, all’ inizio, Peter all’idea di mettere in musica Eugene Oneigin di Puskin, scrittore di grande, osannato talento. Ma alfine non solo si convinse ma vi si calò interamente, aderendo con le sue “scene musicali” ad un poema lirico i cui protagonisti avevano più di una ragione per attrarlo. Parliamo di Tatiana che, per un paio di evidenti motivi si colloca personaggio
COSI’ E’ (SE SI OTTIENE L’AUDIENCE)
La commedia dell’enigmatico trio familiare, considerata il manifesto del relativismo pirandelliano, conserva fascino, interesse e grande attualità
Rosella Corrado
Il Così è (se vi pare), visto al Teatro Biondo per la regia di Luca De Fusco, conferma che ad oltre un secolo dalla sua prima apparizione la commedia dell’enigmatico trio familiare, considerata il manifesto del relativismo pirandelliano, conserva fascino, interesse e grande attualità.
La regia di De Fusco, che si avvale di un notevole cast di attori tutti apprezzabili e convincenti, si ispira al saggio di Giovanni Macchia “Pirandello o la stanza della tortura” rimarcando la crudeltà dei gretti provinciali spettatori di un dramma intimo che essi con morbosa curiosità intendono ad ogni costo scoprire. L’allestimento scenico – con le poltroncine
…la verità? andiamoci piano
Teatro Biondo di Palermo
Egle Palazzolo
È quasi ormai parte di un lessico abituale che dicendo “così è”, si aggiunga quel “se vi pare “che con vistosa parentesi Pirandello fece titolo di una delle sue più note pièce, derivate allo stesso modo di numerose altre, da una delle “novelle per un anno”, col nome stesso dei due personaggi, “la signora Frola e il signor Ponza suo genero”. Tradotta con mano felice in evento teatrale, divenuta ancor più palesemente destinataria di quel fatal nodo destinato a non sciogliersi, di una “verità” mai univoca ma addirittura impossibile da identificare, lasciando ampio spazio a riconoscibili eco di marca gentiliana, l’attualismo, in specie, Pirandello
Mezzocielo incontra Progetto Itaca Palermo
Photo di Marta Passalacqua
Rosalba Bellomare
Indagare, conoscere la città, i quartieri che la compongono, alla ricerca di una possibile “luce” nel territorio, una luce apparentemente periferica rispetto al suo centro, invece nella sua periferia è un luogo di attività e di know-how sociale. Persone che hanno come obiettivo l’altro o l’altra da sé, darsi aiuto, andare incontro alla persona che hai accanto, come in un abbraccio quotidiano. Nella comunità di Itaca Palermo le famiglie si incontrano in uno scambio di azioni ed esperienze diverse, sono storie di vicinato e vicinanza che abbiamo raccolto nell’incontro con le donne e gli uomini di “Progetto Itaca Palermo – Per la mente con
Sognare è bello?
“La Compagnia del Sonno” di Roberto Alajmo – in scena al teatro Biondo Palermo
Egle Palazzolo
Il committente non c’è , la manda a dire. Non è di scena ma è motivo essenziale di lavoro per quella minuscola compagnia di attori che devono rappresentare i suoi sogni, proprio quelli del tipo richiesto.
Giusto che la notte è popolata, ci vuole un sogno bello e occorre provvedere. Ma il tempo passa, magari non ci si intende, i quattro si bardano di abbigliamenti diversi, provano scene che non faranno. E del resto quanto dura un sogno? si dirada assai presto. Roberto Alajmo ci ha fatto un pensierino
Sulle orme di un fantasma
Goliarda Sapienza, salvata da un amore inestinguibile
Marcello Benfante
“Il tempo che distrugge, esisterà davvero?”
Rainer Maria Rilke
Della scrittura di Goliarda Sapienza (Catania 1924 – Gaeta 1996), conosciuta post mortem, m’innamorai subito, nel 1997, a partire dall’esperienza del suo formidabile e dirompente romanzo “L’arte della gioia”, che tuttavia non mi convinse del tutto (non so se per miopia o per acribia o per l’unione dei due opposti difetti) e che recensii su “Segno” e su “Lo Straniero” nel 2007 con qualche perplessità e piccola riserva.
Seguì un percorso di letture e di recensioni (una decina, fra racconti, memorie, poesie e testi drammaturgici, sempre su Repubblica-Palermo), che mi aiutarono capirla meglio, in modo più profondo e consapevole. Per capire ciò