
fotografia Rosellina Garbo Ufficio stampa Teatro Massimo
Egle Palazzolo
E per l’elisir d’amore, in attuale versione al Teatro Massimo di Palermo, tutto bene. Senza strattoni né capovolgimenti, la nota e amatissima opera di Gaetano Donizetti, torna in tutta gradevolezza all’applauso di un pubblico assai convinto. Le scene di Nicola Rubertelli sono allegre e coloratissime, le luci di Vinicio Cheli di effetto appropriato, ed è sagace e scanzonata, ricca di pretesti e allegorie, la regia di Ruggero Cappuccio. E benvenuti sulla scena giocolieri e acrobati di perfetto inserimento. Eccellente Il cast della prima serata coni interpreti Desirèe Rancatore, Adina, e Renè Barbera Nemorino, e bravissimi, padroni di scena il Dulcamara di Paolo Bordogna con Vittorio Prato, e Federica Maggi rispettivamente Belcore e Giannetta. Al maestro Gabriele Ferro una affettuosa, meritatissima ovazione. Un’opera come l’Elisir d’amore rischia di fare da scacciapensieri, specie considerando che a breve dopo la spensieratezza e l’apparente disincanto di Adina, Donizzetti musicherà la tragica storia di Lucia di Lammermoor, donna di ben diverso destino. Pure Adina, donna fatale per un innamoratissimo e scoraggiato Nemorino, e non per lui solo, non a caso è un personaggio assai interessante, una moderna Afrodite in vesti di fittavola benestante. Una schietta dea dell’amore, che non ha remore, non soffre ma, incurante fa soffrire chi si innamora di lei. Peccato che a procurarle una furtiva lagrima provvederà il finto mago Dulcamara che con arguzia e scaltrezza distribuisce, specie all’ infelice innamorato un suo vittorioso elisir e che altro non è che un fil di vino rosso. Adina alfine si scoprirà innamorata e si porrà alla ricerca di Nemorino. Ma resta il dubbio che la vera, magia per Nemorino che tante donne a un tratto circuiscano, derivi dalla notizia che, per la morte di uno zio, sia divenuto un ricco ereditiere. Ma nel finale, in cui l’arguzia di Dulcamara bonariamente trionfa, l’amore e l’unione di coppie. Come dire che il vero elisir è l’amore? In molti non si vergognano a crederlo. Agli altri resta un buon bicchiere di vino rosso, più genuino di quello di Dulcamara.
Scrivi un commento