“Siamo davvero pietosi” 30 anni di Cinico TV  Centro Internazionale di fotografia

 

Eleonora Lombardo

Ve ne dovete andare. Prima lo fate, meglio è.

Lo dicono madri e padri ai figli, lo dice la professoressa all’alunna promettente, il mentore al ragazzo talentuoso. 

Palermo non è una città per chi vuole fare, pensare, incidere nel presente e nel futuro. Palermo non è una città che dà valore all’eccellenza, che accudisce e accompagna chi deve crescere, che sostiene. È una città che lavora sul minimo sforzo e che con retaggi massonici appoggia solo amici e familiari.

E ormai il tempo è scaduto per starci ancora a girare attorno. 

Una generazione di belle speranze, andata a perfezionarsi fuori all’inizio del nuovo Millennio, è tornata con l’ambizione di portare il sale a casa, ma è rimasta in una sorta di limbo nel quale non si diventa mai adulti, non si diventa mai niente. 

Le nuove generazioni cercano e meritano solo vie di fuga. 

Oggi, una delle istituzioni culturali che ha fatto da traino alla città negli ultimi quindici anni, vive una situazione di stallo surreale.  Mi riferisco al Teatro Massimo, nessuno può negare la vitalità di questo luogo pur nella non facile transizione tra Franceso Giambrone e Marco Betta, chi ha frequentato palchi e platea li ha visti pieni, pieni anche di Tedeschi, Francesi, Giapponesi venuti apposta per la musica. Sì, anche la musica può generare un certo tipo di turismo, non solo il coppo fritto. Eppure, oggi il teatro è senza sovrintendente – uno dei pochi con competenze musicali in tutta Italia- con direttore musicale in scadenza e il rischio dell’arrivo di un commissario senza che ve ne sia un reale motivo. 

Il teatro Massimo ha funzionato bene, quindi va punito. Deve retrocedere a un livello più basso, non sia mai che sia il contesto ad adeguarsi.

ZAC, spazio dedicato all’arte contemporanea. Qualcuno si starà domandando come mai non riceve l’invito dalla Fondazione Merz per l’inaugurazione di una nuova mostra dal 5 dicembre del 2023, quando si inaugurava “Giorni felici?”. Il contratto tra Comune e Fondazione è scaduto il 27 maggio scorso e ancora non si ha notizia di come e quando si ripartirà con un nuovo accordo. Anche qui, d’altronde la Fondazione Merz per tre anni ha portato lo spazio dei Cantieri al centro dell’interesse di artisti e appassionati d’arte contemporanea, per cui bisogna stare cauti e pensare se è una buona idea continuare a darle questa possibilità in una città che straripa di occasioni per entrare in contatto con gli artisti internazionali.

Per rimanere ai Cantieri, che cosa è diventato il Centro Internazionale di Fotografia Letizia Battaglia? Che ne è di quel luogo voluto e combattuto dalla fotografa per portare in città i più grandi fotografi del mondo? Chi cura le mostre? Con quali criterio si accolgono le proposte? Qual è la visione? Le ultime voci di corridoio dicono che lo spazio ospiterà una mostra dell’ordine degli architetti di Palermo. Lì dove c’è stato Joseph Koudelka.

Ma meglio non montarsi la testa, qualcuno potrebbe perfino crederci che Palermo ha qualcosa da dire in fatto di fotografia.

E la piscina comunale? Come dice Gilda Terranova, che ha alle spalle una bella esperienza di battaglie per gli spazi a Palermo, il paradosso è: una squadra di pallanuoto in serie A e una città senza piscina.  Non basta neanche essere in serie A per essere presi sul serio. 

Eppure, è miracoloso pensare che qualcuno si sia allenato quotidianamente superando le mille difficoltà di un pomeriggio di ordinaria follia nel quale un genitore deve fare i miracoli per portare la prole a fare sport, mi si perdoni l’equilibrismo lessicale a vantaggio della parità di genere. 

Si continuano a inaugurare mostre e mostriciattoli che non spostano la vita culturale di questa città di una virgola, mentre la città si imbruttisce e diventa violenta per noia e mancanza di prospettiva. E tutti siamo assopiti, ma come dice Olga Tokarczuk: “La nostra passività percettiva ha un significato morale: stabilizza il male”.

Siamo congelati, fermati nel tempo dall’incapacità progettuale, da un modo di pensare che condiziona e avviluppa tutto e tutti e dall’abitudine all’abbrutimento del quale siamo tutti complici.

Non c’è più tempo per avere pazienza e per accontentarsi del mare. 

Stiamo facendo scappare ragazze e ragazzi meravigliosi e ci dimentichiamo di chi resta, alimentando rabbia, ignoranza e povertà.

Smettete di compiacervi di geometrie ardite, di candidare il carrozzone a capitale di questo o di quello. Palermo è la capitale del Menevado.