Fotografia Desideria Burgio

 

 

Egle Palazzolo

Dapprima è stupore, incredulità, sorpresa, poi è disagio, e se cresce, è timore, è paura. Infine è fortemente rabbia: voglia di esserci, di far sentire la propria voce, con libertà e a buon diritto, contro storture, violenze, orrori di guerre che nessuno ferma. I giovani che a Pisa e poi altrove, studenti senza armi di alcun tipo, in corteo, invocano pace ed esprimono solidarietà alle popolazioni vittime degli incessanti massacri, sono stati, in men che non si dica, trascinati in rissa e colpiti in modo reiterato e palese dalle forze dell’ordine. Non ci chiediamo quale ordine queste volessero tutelare o garantire, né se la crudeltà delle loro azioni e reazioni sia stata spontanea, o se usare pesanti manganelli contro ragazzi a terra e condurne alcuni in ospedale li lasciasse certi di non correre rischi di alcun tipo. Le motivazioni date dall’alto: mancava la richiesta formale e l’autorizzazione per un corteo, per questo corteo che le immagini mostravano disciplinato. Pe la non osservanza di una regola burocratica, scattava la incredibile reazione di uomini in divisa chiamati a fermarli. L’ordine, la disciplina, la quiete pubblica si difendono così? E in casi come questi? No certamente. E senza mezzi termini lo ha dichiarato il Presidente della Repubblica con faccia visibilmente severa e con gli occhi incupiti da quella indignazione che prende come ultima spiaggia chiunque sappia vedere e distinguere. Si manifesta a testa alta se non si fa riferimento a partiti, a interessi politici di sorta, ma si spera in un mondo diverso da quello in cui tutti stiamo ritrovandoci, coscienti o no. Hanno votato gli italiani e si sono fidati o non hanno votato e hanno fatto male, o se si sono illusi che democrazia e progresso sono ancora parole vive, hanno visto sbiadire e avvitarsi sempre più banalmente in se stessi e negli errori trascorsi i tutori del simbolo che avevano riconosciuto proprio. Il presidente Mattarella difende da par suo la nostra Costituzione. Noi ci abituiamo a vederla accantonata o male intesa. I giovani, cioè quelli che oggi sono giovani, se non si fermano come spesso accade, potrebbero trascinare anche noi adulti che teniamo memorie in un cassetto senza chiave che spesso stentiamo ad aprire, dove forse ritroveremmo intatta la passione di un tempo, degli anni Sessanta e Settanta in cui ci opponemmo a una società autoritaria e repressiva.

Si combatté per la libertà, la parità dei diritti e contro i soprusi, si combatté contro i delitti, le corruzioni e soprattutto contro le stragi che dal 69 e per buona parte dei 70 fecero dell’Italia un campo di pericolose clandestinità. La storia non si ripete ma tiene un suo filo. Oggi stiamo perdendo qualcosa di prezioso e la nuova generazione ha un compito che avverte. Auguriamoci che numericamente cresca, che non scordi di servirsi di carta bollata per chiedere la libertà di un corteo che non si può negare e procuri il modo che questo si snodi lungo tutto lo stivale. Senza violenza, va detto no a ogni violenza evidente o mascherata che oggi subiamo ad occhi socchiusi. A Pisa, tutta la città è scesa in piazza per protestare contro i manganelli che si sono abbattuti sui corpi degli studenti inermi. Nella storia dei popoli a un certo punto qualcosa esplode. Senza violenza anzi col desiderio di estirparla. La faccia democraticamente esplodere la base. Quella base che per principio fondamentale è depositaria della sovranità.