Federica D’Anna
Ormai da qualche settimana si parla di ciò che il governo vuole fare con il reddito di cittadinanza e francamente non so se ridere o piangere.
Lo dico perché sono una recruiter, cioè faccio ricerca e selezione del personale e dunque del mondo del lavoro in Italia un po’ ne intendo. Mi pare che nell’analisi del più grande problema del mondo del lavoro ad oggi ci stiamo concentrando sulla punta estrema di un iceberg, il culmine più manifesto ma allo stesso tempo il meno condizionante.
Infatti il problema del “trovare lavoro” in Italia esiste pesantemente almeno da 20 anni ed il mondo stesso del lavoro è fortemente cambiato negli ultimi 10 anni. Chi esprime giudizi sul tema e ancor di più chi decide proviene da una generazione in cui si avevano pochi problemi dall’essere contattati subito dopo il diploma per essere assunti a tempo indeterminato in banche, aziende, uffici, con uno stipendio che ti permetteva di mettere su famiglia, costruirti una casa e addirittura pensare di fare dei figli.
La consapevolezza della situazione attuale è praticamente nulla e soprattutto si ha la sfrontatezza di parlarne senza mai dare voce a chi di questa realtà ne ha contezza, esperienza, capacità di valutazione e discernimento.
Pensare di togliere il reddito a chi è “abile al lavoro” solo in quanto “abile al lavoro” è una manovra vigliacca che avrà solo due tipi di conseguenze: riaprire le porte al lavoro sfruttato e sottopagato e creare disordini e scompiglio civile.
Il mondo civilizzato, gli stati da cui prendere esempio stanno agendo esattamente nella direzione opposta: si sta pensando addirittura ad un sussidio da erogare ai cittadini in qualsiasi situazione lavorativa essi siano, senza controllo o monitoraggio.
Sono paesi più ricchi dell’Italia? Non tutti, la Spagna per esempio porta avanti e sta anche aumentando il reddito minimo vitale. Come mai? Perché uno Stato dovrebbe aiutare i suoi cittadini?
La vera domanda è, perché non dovrebbe farlo?
Contestualmente le polemiche che vengono mosse contro il reddito di cittadinanza sono:
“Al sud ci sono più percettori del reddito che al nord.” Ed é fin troppo chiaro…mi viene da porre l’attenzione sul numero di posizioni lavorative aperte al sud rispetto al nord, parliamo di un 75% in meno.
“Ci sono tantissime persone che ne hanno approfittato del reddito e stanno sedute sul divano o peggio, contestualmente, svolgono un lavoro in nero.” Verissimo, esattamente come i sussidi sulla disabilità che storicamente ha visto episodi di frode ma non per questo il sussidio per i disabili è stato abolito. Sono semplicemente stati fatti più controlli, però si sa, la responsabilità é proprio delle istituzioni pubbliche per le quali è più facile abolire che controllare.
“Chi ha l’età o la forza di lavorare non deve essere a spese dallo Stato.” Verissimo, ma in questo caso è come avere una grande barca, di quelle da pesca grossa, con attrezzature d’avanguardia, pronta a raccogliere grandi quantità di pesce e farla uscire nel mar morto. Utile come un termosifone ad agosto.
Allora secondo me, fin quando un azienda per assumere un impiegato deve calcolare un costo lordo di circa il 210% della retribuzione netta (cioè per ogni euro che entra nelle tasche dell’impiegato l’azienda deve uscire 2,10€), fin quando il costo per avviare un’impresa in Italia è il più alto d’Europa, fin quando anche le aziende Italiane, quando non vengono salvate in extremis dai soldi pubblici, decidono liberamente di dislocare le attività nell’est Europa perché costa meno…Fino a quel momento è molto facile trovare nel reddito di cittadinanza un facile bersaglio.
Ma chi davvero pensa che il problema oggi, con la situazione economica italiana e europea, con la crisi energetica ed il conseguente rincaro di ogni genere di prima necessità, con il malumore generale di una pandemia che non sembra essersene andata del tutto, chi davvero pensa che la soluzione sia togliere il reddito di cittadinanza in questo modo è in mala fede.
Lo Stato ha il sacrosanto dovere di proteggere quanti pagano una situazione economica, sociale derivata da comportamenti politici e governativi che in un modo o in un altro perdurano sulle spalle dei più deboli.
Il governo porterà agli estremi i suoi cittadini senza aver analizzato per tempo una situazione che é scoppiata loro tra le mani. Potrebbero farlo adesso e invece ci si limita, come per le tasse e per le pensioni, a correttivi assolutamente sbagliati.
Il lavoro è un diritto, il cittadino deve essere messo nelle condizioni di arrivare a quel diritto, lo Stato supportare chi non riesce con le proprie forze ad ottenerlo.
Qui sulla pelle delle persone si fanno giochi di potere in cui pigrizia e ignoranza coesistono, perché se é vero che non é facile migliorare la situazione lavorativa in Italia, non si può ovviare con un cerotto ad una ferita a cuore aperto, non é quella della povertà ma della forte disuguaglianza a cui stiamo andando incontro.
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