Maria Chiara Di Trapani
“Pitture Feriali” è una antologica che rende omaggio alla pittrice Sistina Fatta della Fratta (1917-2012), a dieci anni dalla sua scomparsa.
Una diagonale invisibile unisce la Sala delle Verifiche dello Steri di Palermo, che ospita questa retrospettiva, alle finestre di casa sua da cui tante volte Sistina Fatta si è seduta a dipingere guardando nella direzione dello spazio dove oggi viene celebrata nel suo versatile itinerario artistico.
La formazione di Sistina Fatta si compie negli anni Trenta frequentando l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Studia con maestri come Alfonso Amorelli, Antonio Guarino, Gino Morici, Eustachio Catalano, Pippo Rizzo, Michele Dixit ed ha, come colleghi di corso e amici, Pietro Consagra, Carla Accardi e Antonio Sanfilippo.
Ed è di fronte a Palazzo Chiaromonte, noto come lo “Steri”, che Sistina Fatta continuerà a perfezionarsi, dipingendo nelle stanze dell’avito palazzo Fatta, sul lato Sud di piazza Marina, dove nasce da una nobile famiglia palermitana e dove vivrà tutta la vita.
L’artista, a soli diciannove anni, nel 1936, è invitata a partecipare alla VII Esposizione del Sindacato Siciliano Fascista. Alle Sindacali sarà presente fino all’ultima, l’XI del 1942, già in pieno clima bellico.
Sin dagli anni ’40 parteciperà a numerose mostre personali e collettive nelle gallerie private presenti in città come Il Quadrifoglio, Il Sileno, Il Paladino, la Galleria d’Arte Flaccovio, etc. Nel 1950 espone alla XXV Biennale di Venezia.
Oltre che pittrice, sarà abile restauratrice di quadri antichi – firma nel 1974 il restauro della Cappella delle Dame – e scrittrice di novelle e racconti pubblicati su vari periodici fin dal 1937.
Una lunga ricerca ha preceduto questa esposizione che nasce da un amore a prima vista: quando per la prima volta ho poggiato lo sguardo su una vegetazione lussureggiante, composta da ondeggianti linee di ficus magnolia e un fitto bananeto rappresentato con tratto veloce e incisivo. Sei grandi pannelli di legno dipinti su commissione per il Circolo Bellini o Circolo dei Nobili, il più aristocratico e antico della città di Palermo: banani, palme, ficus centenari sono ispirati dalla realtà arborea di villa Garibaldi e dell’Orto Botanico dell’Università.
Il titolo di questa esposizione trae ispirazione dall’omonima raccolta di Racconti feriali, per evidenziare la prorompente quotidianità del gesto pittorico vissuto fin dagli studi dell’accademia come una attività essenziale che non può essere scissa dalle sue composizioni narrative. Sistina Fatta infatti userà la penna con la stessa elegante espressività densa, veloce, ironica con cui muove il pennello. La Raccolta di ricordi di famiglia 1923-1943 viene pubblicata dalle edizioni La Luna di Palermo con il titolo Quando si cantava “Giovinezza”.
La pittura è stata per Sistina un mezzo per arricchire e condividere le espressioni del suo spirito incantato, allegro e gioioso. Ha scelto di restare lontana da scuole e circoli, esercitando la volontà di spaziare tra stili e soggetti, scegliendo di dipingere in un gesto di libertà.
In mostra, si presentano oltre 60 lavori tra tele ad olio, disegni, acquarelli, schizzi e incisioni che hanno per protagonisti la natura, paesaggi campestri, scene marine, scorci urbani, ritratti e autoritratti.
Rare sono le opere in cui sono leggibili e definiti i lineamenti del viso delle figure ritratte. Il più delle volte la pittrice traccia linee e contorni sfuggenti, volti colti di profilo o di spalle.
Ma di ogni figura delinea l’essenza grazie alle pose e alla grande sensibilità cromatica.
Rappresenta nella sua pittura una femminilità intensa e composta. Se a prima vista nell’ovale del volto, nella posa, nella pettinatura, a prima vista descrive lo stesso stile di bellezza femminile, elegante e discreta ne la Figlia del Generale (1943) e nel proprio Autoritratto (1948), in verità possiamo osservare la diversità di questi due ritratti. I toni caldi che avvolgono lo sguardo fiero e malinconico del primo dipinto realizzato in un clima ancora di guerra, lasciano infatti spazio a una luminosità con cui Sistina ritrae se stessa nell’azzurro delle vesti illuminate dalla piccola margherita bianca che tiene tra le mani, a pochi anni dalla fine del secondo conflitto mondiale.
Il paesaggio siciliano madonita, come Palermo, sono protagonisti della sua pittura.
Sotto il suo sguardo vediamo la città modificarsi: cambiano gli abitanti, le pose, così come il tessuto urbano tra la Cala e piazza Marina.
In alcuni frame di un documentario di Franco D’ Angelo dedicato ai vecchi “saurrieri” che lavorano alla Cala scaricando la sabbia che veniva trasportata con le barche a vela, possiamo riconoscere una giovane Sistina Fatta di bianco vestita, seduta al cavalletto sulla banchina della Cala. Ha gonna e capelli svolazzanti come le linee delle vele e delle funi delle barche che riprodurrà più volte, anche in inusuale formato quadrangolare.
Il fantastico ed il reale nutrono la sua tavolozza. I cavalli appaiono come presenze mitologiche, animali sacri dipinti con tonalità inaspettate tra le colline, o colti in pause silenziose all’interno di una stalla. Sulla tela, appaiono carrozze volare leggere tra le nuvole verso l’infinito. Carrozze che, simili a risciò, riflettono l’allegria sognante con cui Sistina guarda il mondo.
È un’autrice genuina, che riesce attraverso la pittura a volare altrove.
L’ho vista per caso, Sistina ha qualcosa da dire dire. E un bel modo di dirlo. Dritto e leggero come le carrozze, il pallonaio (che io ricordo per le strade di Palermo: palloncini in cambio di ferro vecchio) e il severo e assorto gatto Mario, di poche parole.