Stefania Savoia
La seconda repubblica spagnola nasce nel 1931 come una delle proposte democratiche più interessanti di tutta l’Europa, soprattutto riguardo ai diritti delle donne. Con la fine della dittatura di Primo de Rivera, la Spagna elegge nel 1931 un parlamento repubblicano con delle figure femminili di grande rilevanza che saranno coinvolte nella stesura della Costituzione. Clara Campoamor, giurista e deputata per il partito radicale, fa della lotta per il diritto al voto delle donne la sua battaglia più grande ed entrando in contatto con altre intellettuali europee, si rende portavoce di temi rilevanti come l’aborto, il divorzio e lo sfruttamento della prostituzione. In occasione di quelle prime elezioni democratiche si mostra evidente una grande questione: le donne erano eleggibili ma non facevano parte dell’elettorato attivo. La discussione sul voto alle donne scatena nel paese un dibattito acceso che vede Campoamor in contrasto con l’altra deputata eletta tra le file della Sinistra Repubblicana, Victoria Kent, come lei avvocata e sostenitrice dei diritti delle donne. La tesi di Kent era che le donne non fossero ancora pronte a fare parte dell’elettorato attivo perché ancora poco scolarizzate e quindi poco libere nella propria espressione di voto, non nascondendo tra le righe, il timore che potessero aumentare i consensi nei confronti delle destre. Il primo ottobre 1931, a seguito delle parole della collega Kent, Campoamor pronuncia un discorso memorabile nel quale sottolinea che negare il diritto al voto è l’espressione di un potere che gli uomini si sono concessi attraverso la legge ma che non rappresenta affatto un diritto naturale tale da relegare le donne al margine della vita politica.
Campoamor evidenzia, nella sua memorabile dissertazione, quanto non si possa costruire la repubblica senza la metà del paese, le donne, che avevano lungamente atteso il momento di partecipare alla politica e lottato per la democrazia. Il discorso riscosse grandi consensi nell’opinione pubblica. La lotta instancabile di Campoamor fu determinante perché la Costituzione del 1931, includesse il diritto al voto per le donne o meglio eguali diritti elettorali per tutti i cittadini e le cittadine maggiori di ventitré anni. Nelle elezioni del 1933 la sua candidatura, però, non fu sufficientemente supportata dal suo partito e non riuscì ad essere nuovamente eletta.
Comprendendo che la causa del proprio isolamento politico fosse proprio la lotta per il diritto al voto per le donne, pubblica nel 1935, un breve saggio dal titolo “El voto femenino y yo. Mi pecado mortal”, uno scritto intelligente e lucido in cui parla delle conseguenze personali subite a causa delle proprie battaglie. Continuò il suo impegno anche se lontana dal parlamento per gli anni seguenti ma non fu candidata nemmeno alle elezioni 1936. Con l’inizio della guerra civile fu costretta all’esilio come tutti i fautori della repubblica e seppur lontana dal proprio paese, non smise mai di impegnarsi per la diffusione dei valori democratici e per la difesa dei diritti delle donne. Passò gli ultimi anni in Svizzera e la dittatura franchista non le diede la possibilità di tornare, nemmeno in punto di morte, nel proprio paese. Muore ad ottantacinque anni, nel 1972, a Losanna. La Spagna termina il suo lungo e doloroso periodo di dittatura nel 1975 con la morte di Franco e inizia il nuovo percorso democratico con la Costituzione del 1978, frutto del lavoro complesso di donne e uomini che avevano lungamente atteso di potere tornare alla libertà. Clara Campoamor è oggi considerata una figura determinante nella storia della democrazia spagnola perché difese, prima in tutto il mondo, dagli scranni di un parlamento il diritto delle donne ad essere parte attiva e determinante della politica. La Biblioteca Nacional de España con sede a Madrid dedica a lei, fino alla metà di ottobre, una splendida mostra che ripercorre la storia del femminismo spagnolo del primo Novecento.
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