La condizione delle donne è un test sul livello di civiltà di un paese
Emi Di Fiore Ramistella
E’ una parola difficile, una condizione compresa da pochi. Libertà di essere sé stesse, di esprimersi, di agire senza costrizioni, di potere scegliere, sempre.
Questa libertà di cui tanto si parla tanto, e che poche volte si abbraccia, dovrebbe essere una condizione stabile. Ma forse, per le donne, è anche uscire da casa senza un filo di trucco, con i capelli scomposti, senza l’aiuto della mano esperta di un parrucchiere. O indossare un vecchio pantalone, calzare scarpe basse e sentirsi sempre belle. O avere dei chili di troppo ed essere felici così, un po’ sovrappeso, con qualche smagliatura sulle cosce e le rughe sul viso sparse qua e là. Libere di essere, senza la paura di venire giudicate dall’aspetto.
O camminare da sole, di notte, senza timore di aggressioni e stupri. Potere lasciare un marito o un compagno senza il rischio di aggiungere il proprio nome alla lista dei femminicidi. Avere un parere e urlarlo a squarciagola, senza aspettarsi violenze psicologiche e costrizioni economiche, forme di abusi che spesso si manifestano all’interno di una coppia con insulti, minacce e umiliazioni.
O andare da un’amica che allarga le braccia e stringersi a lei con amore, come solo alcune donne sanno fare. Condividere le speranze, le delusioni e le fatiche con chi i graffi del dolore li conosce veramente, lontane nel dare giudizi e incasellare in categorie. Qualcuno le considera fragili, incapaci di affrontare la vita. Niente di più sbagliato, se si pensa alle difficoltà che hanno sopportato nel corso della storia.
Ma la libertà delle donne fa paura come se il loro destino fosse solo la maternità o il sesso, obbligandole così a essere quasi sempre un oggetto. Per non parlare del diritto di voto, introdotto nella legislazione internazionale soltanto nel 1948, quando le Nazioni Unite riconobbero la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, quando il suffragio femminile venne finalmente considerato un diritto, grazie alle donne che lottarono accanitamente e che di pene, prima di conquistarlo, ne ebbero molte.
Il ruolo della donna non è solo allevare i figli e occuparsi della casa. Devono essere riconosciuti i loro diritti, come la parità con l’uomo nel lavoro e in politica, dove la donna ha un posto malpagato e marginale. Nessuna donna infatti è stata mai nominata Presidente della Repubblica Italiana o Presidente del Consiglio dei Ministri.
“La condizione delle donne è considerata un test per giudicare il livello di civiltà di un paese”, scrive la studiosa di economia Eileen Power. Infatti in quasi tutto il mondo il tempo si è fermato, pare che aspetti che qualcosa finalmente cambi. Sembra di essere ancora nel Medioevo, dove la società patriarcale assegnava alla donna un ruolo subalterno sotto la tutela del padre e poi del marito. Ci sono Paesi in cui le donne sono totalmente prive di diritti umani. In Afghanistan il matrimonio è forzato e alle donne è vietato imparare a leggere e a scrivere e le ragazze, dopo i 12 anni, non possono neanche cantare. In India 250 mila bambine sono scomparse al momento del parto, rapite. Donne discriminate, oltraggiate e picchiate, prive di autonomia. Se questa si chiama libertà mi chiedo cosa sia la schiavitù.
Dovemmo essere come alcune donne del Rinascimento, influenti e autorevoli come Isabella d’Este, ad esempio, Caterina de’ Medici o Lucrezia Borgia, che spesso avvelenava i suoi avversari. Certo, forse è un tantino esagerato l’uso dei veleni, però ad alcuni, un forte mal di pancia starebbe proprio bene.
Molto buono e interessante. Scritto bene e diverso dai soliti articoli, nuovo direi.
Articolo interessante, molto buono. Una scrittura profonda e nello stesso tempo leggera e ironica. Mi è piaciuto.
Il cammino è lungo….
Ancora tanta strada deve essere percorsa
Un bell’articolo, pieno del pathos che spesso accomuna le donne, e sa raggiungere facilmente il cuore e la mente. La libertà vera è un concetto individuale e soggettivo che va perseguita avendo ben chiaro dentro di sé, quali obiettivi raggiungere per realizzarla. Brava Emi!