Bell Hooks il 15 dicembre scorso è scomparsa all’età di 69 anni scrittrice, teorica femminista e critica culturale. Vogliamo ricordarla con alcuni passi di un articolo molto bello apparso su Il Manifesto del 17 dicembre a firma di Silvia Nugara.
Guarire e sovvertire le ferite
“… teoria e guarigione erano connesse: «Sono giunta alla teoria attraverso la sofferenza: il dolore dentro di me era così intenso che non potevo più sopportarlo. Sono arrivata alla teoria disperata, bisognosa di comprendere – comprendere cosa stesse accadendo attorno a me e nel mio intimo. Più di ogni altra cosa desideravo che il dolore sparisse. La teoria ha rappresentato per me un luogo di guarigione». Tante persone sono giunte a Bell Hooks per guarire le ferite inferte loro dal sessismo, dal razzismo, e dal classismo, bisognose di comprendere il perché di tanto male e come tentare di curarlo, come sopravvivere, come intraprendere un cammino di cambiamento a partire dal margine.
Per Bell Hooks, il margine non è solo un luogo di pena ma anche e soprattutto un luogo di resistenza, uno «spazio di possibilità e apertura radicale». La sua idea di margine non riguarda il ripiegarsi identitario in una compiaciuta marginalità ma la responsabilità e l’impegno etico che tocca a chi sta «là dove la profondità è assoluta». Nelle sue pagine, l’esperienza biografica si fa teoria: la violenza domestica, l’orrore di uno stupro, l’afflizione di fronte a un’immagine cinematografica stereotipata, la fatica delle incomprensioni tra bianche e non bianche in contesto militante trovano un nome, una spiegazione, un quadro interpretativo, delle categorie di analisi, la possibilità di una presa di distanza e la prospettiva di trasformazione.
…Per questo quando la pandemia ha costretto all’isolamento in casa, c’è chi è andata a risfogliarsi il saggio «Casa. Un sito di resistenza» in Elogio del margine dove lo spazio domestico diventa un sito politico suscettibile di critica in termini di rapporti di forza e di lotta di liberazione.
Da casa si lavora e si subisce sfruttamento, in casa si perpetua violenza patriarcale e violenza capitalista e dunque, perché la «casa» sia davvero tale, essa va pensata come «sito primario della sovversione e della resistenza», dove connettere il dentro e il fuori e ripensare un sistema di valori.”
“Il grado di autonomia e libertà delle donne rappresenta l’indicatore principale di una società in cui vecchi e nuovi diritti siano realmente esigibili e in cui tutte e tutti possano vivere in un mondo più giusto ed equo. Occorre combattere e prevenire la violenza maschile contro le donne, cambiare i paradigmi dello sviluppo in un momento di “ricostruzione” post pandemica coniugando qualità della vita e qualità dello sviluppo, superare i limiti e le distorsioni che si sono manifestati in questi anni, superare le asimmetrie di potere di genere, generazionali, geografiche per vivere libere e liberi in una società della condivisione di poteri e responsabilità.”
Agorà delle donne democratiche “Libere dalla violenza” Roma 23 novembre 2021
“L’unica speranza è non arrendersi mai. Finché giudici come Falcone, Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno, non bisogna arrendersi mai, e la giustizia e la verità vivranno contro tutto e tutti.
L’unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c’è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore”.
RITA ATRIA
Tema di maturità. Erice, 5 giugno 1992