Silvana Fernandez
Quando ero ragazzina mi chiamavano “occhi asciutti” perché non ero solita frignare e piangere ed ora invece… dopo tanti anni toccando i tasti del computer per cominciare a scrivere su MEZZOCIELO sento un forte groppo alla gola. È una novità sì… lo ammetto mi sono commossa, non si può staccarsi così con semplicità da qualcosa che ti è stato accanto per più di venti anni.
I tempi cambiano, vorresti cambiare anche tu, annullare il passato, ma ti accorgi che il passato c’è sempre, è solo diventato presente.
Allora ti ricordi i fiumi di parole delle prime riunioni, le impennate dei primi litigi, il trovarci d’accordo, poi improvvisamente, tutte insieme. Non voglio commemorare un Mezzocielo che non c’è più dato che, sotto forma di cartaceo o via web, Mezzocielo non si distacca da noi né noi da lui. In fondo rappresenta ancora le lotte di noi donne, alcune volti vincenti altre volte, ma raramente, perdenti perché in questi anni mai nessuno ha esitato. E vincere significa andare avanti, non fermarsi e noi donne non ci siamo fermate. Sì, forse esitazioni ne abbiamo avute qualcuna, ma esitare significa soffermarsi sui pensieri, riflettere.
Sono dunque molto contenta che dopo un tempo giusto per pensare e riflettere io posso scrivere ancora CARO MEZZOCIELO mentre aspetto la notizia da dare e da sfruttare.
Ebbene, cara Silvana, anche a me è venuto un groppo alla gola nel leggere le tue parole. Anche se non sono tra le storiche fondatrici e scrittici di articoli, per molti anni ho collaborato alla rivista con grande piacere e con grande piacere ricomincerò a collaborare, perchè le donne di Mezzocielo non si sono fermate, se non per riflettere e sono ripartite con l’entusiasmo e la sensibilità di sempre. Buon lavoro a te e a tutte noi.