Carla Nigro

Non mi sono mai sentita una.

Ma soprattutto non mi sono mai sentita donna.

Questo Adesso è perfetto.

Guardando un uomo con un paio di tette

Finalmente capisco che è così che si sta

Come dentro a un corpo che è tutto propenso all’infuori. Così io sento me donna.

Adesso.

Mi commuovo e mi sorprendo.

Un’immagine trasparente la sua.

Sta forse svanendo ma lo tengo stretto questo mio corpo ibridato.

Questo mio corpo che fatica a sentirsi uno solo.

Non lo lancio nella zavorra delle nominazioni, che ci sta dentro sgomitando.

Io parlo di una sottigliezza,

Quel margine in cui tutto l’io si sforza di stare solido

Ma, signori miei, quando si vive quel margine fa fatica a restare saldo

Si trasforma

Per le forme del mondo si impietosisce e questo corpo mio,

Si diviene

Perché vuole vivere e senza sconfinamento

Di vita non si può parlare.

Si può essere felici per essere uno e molti? Cosa direbbe Platone che tanto si è chiesto questo uno e questi molti come possono convivere?

Se lo avessi ora innanzi gli direi

Guardami, guardami bene

Non riuscirai a mettere a fuoco, c’è troppo movimento.

Tutto quel metafisico in cui ti sei perduto ce l’avevi dentro la bocca che domandava

Dentro le mani che arrancavano l’espressività della domanda.

Se solo accettassimo gli apparenti e straordinari paradossi che siamo,

Anziché straziarci e venderci per le voglie dell’Ego,

Se ci bastasse guardare l’altro come vediamo noi allo specchio

Con quell’ enigma compassionevole nello sguardo, con quel cenno di ricerca, con quel cenno che domanda ma qual è il mio tempo, con quel cenno di amore senza causa

Certo saremmo una specie migliore.

Ma questa fine la sapevate già, quanto può essere complessa una banalità?

Nota bio:

Sono nata in un paese di cui non ho subito riconosciuto la meraviglia. Della Puglia ho il calore e la parlata. Ho realizzato la fortuna del suo vento solo quando me ne sono andata. A 18 anni come tanti. Brera mi ha aperto le sue porte volendomi curatore, ma ne sono uscita da artista. Terminata l’accademia, dopo un breve periodo londinese, mi iscrivo all’università. Voglio disciplinare il pensiero anarchico che mi ha donato l’arte, scelgo filosofia. Sono Carla Nigro, classe ’95, al momento mi ritengo un ponte tra l’arte e la filosofia.